Non bastava l’Hotspot realizzato nella ex Caserma Italiana Rossetti , adesso la realizzazione in fase avanzata di un nuovo hotspot nella sommità della collina proprio sopra la vecchia base italiana deturpa l’ambiente e introduce ulteriori problemi sociali nell’isola che ha circa 8.000 abitanti. Si conferma così purtroppo il destino di lager di questa bella isola del Dodecaneso divenuta dopo la guerra, prigione politica, poi il più grande manicomio d’Europa infine hotspot ovvero internamento a tempo indeterminato per migranti.
Ecco la notizia da Leros News
L’area forestale / riforestabile in cui è costruito il nuovo Hot Spot, con il consenso del Servizio Forestale , che pur inizialmente aveva un suggerimento negativo , si è poi ritirato con il pretesto che si tratterà di costruzioni “temporanee” e con “Minimo disturbo ambientale”.
Tuttavia, come risulta dai seguenti documenti, nel punto di interesse avremo non solo una piattaforma in cemento armato di 25 cm di spessore, su cui si baserà PROKAT, ma anche alcune delle strutture non saranno container, ma ” FABBRICATI con corpo portante in carpenteria metallica e FONDAZIONE in cemento armato “ .
In altre parole, ci riferiamo ad una struttura che sarà realizzata per metà in un’area boschiva e / o rimboschita , in 63 ettari di natura selvaggia su cui non ricrescerà nemmeno l’erba.
E non solo: come si evince dai seguenti documenti, lo studio prevede la configurazione del pendio naturale, strade asfaltate, parcheggi (!), Muri di contenimento in cemento armato, strade perimetrali, ecc.
Il crimine ambientale che si verifica in questa zona, è solo uno dei tanti interrogativi che si pongono riguardo l’opportunità di costruire il nuovo Hot Spot sull’isola di Leros, quando al momento c’è un numero particolarmente ridotto di rifugiati-immigrati che in nessun caso giustifica la costruzione di una nuova struttura e neppure adiacente alla base della Marina.
Si segnala che il Comune di Leros ha presentato ricorso alla Corte d’Appello.
