Dodecaneso, dopo quasi 500 anni d'occupazione i Turchi se ne vanno
Rodi e le isole del Dodecaneso erano state colonizzate dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, questi crociati chiamati anche Cavalieri Ospitalieri eressero a partire dal XIV secolo le imponenti fortificazioni e la città medievale che oggi ammiriamo ancora intatta. Ma il secondo assedio ad opera dei Turchi nel 1522 sottrasse per molti secoli queste isole all’Occidente.
Il destino stava tuttavia preparando il ritorno degli italiani e per una complessa concatenazione di eventi nel luglio del 1912 la marina italiana occupava, dopo quattro secoli, Rodi e le isole del Dodecaneso appartenenti alla Turchia. Quest’azione era il risultato indiretto dell’intervento in Libia per cui Giovanni Giolitti, presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Italiano aveva intessuto una abile ragnatela diplomatica. Egli infatti prese accordi con la Francia, concordando anche un’eventuale espansione francese nel Marocco in cambio del consenso ad una eventuale penetrazione italiana in Tripolitana e Cirenaica, territori ormai solo debolmente controllati dalla Turchia.
Accordi simili furono firmati con l’Inghilterra e con la Russia. Tutto ciò indeboliva la Triplice, ma rafforzava la posizione italiana in Europa e favoriva la pace facendo dell’Italia un elemento moderatore nei contrasti già in atto fra l’Austria e la Germania da una parte e l’Inghilterra, la Francia e la Russia dall’altra.
Quando nel 1911 l’Italia riprese l’attività coloniale, sbarcando sull’ultima parte dell’Africa settentrionale non ancora occupata dalle potenze occidentali, l’impresa aveva dunque avuto un’accurata preparazione diplomatica.
L’Italia d’altra parte, non era più lo Stato debole di 15 anni prima: le pubbliche finanze erano state riassestate e la popolazione andava numericamente crescendo. Anzi proprio questo fatto ancora una volta era preso a pretesto per giustificare agli occhi delle classi popolari i sacrifici di un’impresa coloniale, la sola ritenuta capace di arginare il fenomeno dell’emigrazione.
Per la guerra in Libia fu allestito un corpo di spedizione di 34.000 uomini sotto il comando del generale Carlo Caneva e il 3 ottobre 1911 iniziarono le ostilità. La guerra non fu così semplice come si era sperato.
La popolazione araba si alleò con i Turchi che, scacciati da Tripoli, mantennero il controllo di buona parte del territorio dell’interno, impedendo alle truppe italiane di uscire dalle ristrette teste di ponte costruite al momento dello sbarco.
Le ostilità si protrassero a lungo costringendo il governo italiano ad aumentare il corpo di spedizione e ad allargare il conflitto: infatti come detto, nel maggio del 1912 la Regia Marina italiana occupò Rodi e le isole del Dodecaneso appartenenti alla Turchia. La Turchia fu ben presto costretta alla resa e la pace fu firmata nell’ottobre del 1912 a Losanna. In base ad essa la Turchia riconosceva all’Italia il possesso della Tripolitania e della Cirenaica e si impegnava a far cessare la guerriglia. A garanzia di tale impegno l’Italia conservava il Dodecaneso.
L’occupazione italiana durerà fino al 1947, quando tutto il Dodecaneso venne riconsegnato alla Grecia.