Il Secondo Capo Carboni Pietro nasce a Paulilatino (Cagliari) il 7 agosto 1914. Il 1° Dicembre del 1933, all’età di 19 anni si arruola volontario nella Regia Marina presso il Deposito di La Maddalena e verrà subito inviato alle Scuole CREMM di Pola. Nel maggio del 1934 terminò il corso di Cannoniere puntatore e raggiunse la sua prima destinazione ,la Regia nave « Cristoforo Colombo». Dall’agosto del 1934 al settembre del del 1941 verrà destinato in successione prima sulla Regia Nave «Zeffiro» ,e poi sulla Regia Torpediniera «Cascino» alternati da brevi periodi trascorsi presso Enti a terra. Il primo settembre del 1941 giunge destinato all’isola di Rodi, dove colto dagli eventi successivi all’ 8settembre 1943 non ha alcuna esitazione nello stabilire quale fosse la strada da intraprendere, confermando in se stesso quelle determinazioni che l’istinto e la tradizione militare gli avevano suggerito fin dall’inizio e cioè, piena lealtà agli ordini dei suoi superiori, del Governo e delle Autorità legittime. L’azione del 2°Capo Carboni è documentata nelle pagine del capitolo VII del XVI volume dell’opera «La Marina Militare Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale» (Avvenimenti in Egeo dopo l’armistizio) edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare. Ne riportiamo di seguito integralmente le pagine che ben raccontano in uno stile asciutto e sobrio i drammatici eventi di quei giorni lontani. Le condizioni ambientali di Rodi dopo la resa non erano molto favorevoli alla formazione di una vera e propria resistenza organizzata su vasta scala.
Tuttavia forme varie ed episodi di resistenza ci furono ed i diversi ambienti (compreso quello greco) vi parteciparono in diversa misura a seconda della preesistente mentalità e delle possibilità concrete. Ma un episodio di autentica, implacabile resistenza, che si riferisce ad un appartenente alla Marina, brilla di una luce cui le particolari condizioni ambientali conferiscono un valore del tutto particolare: è la vita condotta dell’ 11 settembre 1943 al 26 dicembre 1944 del 2°Capo Cannoniere Pietro Carboni.
Non sono molte le testimonianze delle sue gesta giunte fino a noi ma le poche in nostro possesso sono state sufficienti a provare l’altissimo valore del suo contegno sino a far conferire alla sua memoria la più alta decorazione al Valore Militare.
Rifiutando in cuor suo di accettare la resa ai tedeschi, il 2°C° Carboni si diede alla macchia dopo l’11 settembre ed organizzò subito una piccola banda per la guerriglia. Tentò anche l’organizzazione di un nucleo più numeroso di sessanta uomini con il quale sperava di poter compiere un colpo di mano per la cattura di tutto lo Stato Maggiore tedesco di Rodi.
Il complotto fu scoperto in seguito a denunce di spie e sul Carboni fu messa la taglia di 50.000 Lire. Gli episodi conosciuti della sua attività sono: un tentativo di sommossa nella zona di Malona – disattivazione di mine nel settore Cattavia Apollachia – atti di distruzione all’aeroporto di Calato – incendi di boschi – continua propaganda fra gli internati. Viveva generalmente sui monti dormendo nelle grotte e spostandosi da una località all’altra per far disperdere le sue tracce.
Catturato una volta dalla GESTAPO, riuscì a fuggire. In tutti i villaggi dell’isola erano esposti manifesti con la sua fotografia. Lo aiutavano , come potevano, il Maresciallo dei Carabinieri Nieddu ,sardo, suo conterraneo, che viveva nell’interno dell’isola e un civile, il sig. Costantino Lecca , sardo anch’esso, che viveva a Rodi e che fu arrestato e torturato perché fornisse notizie sul Carboni. Verso al fine del 1944, essendo stremato nelle forze e malaticcio, Carboni tentò di organizzare la fuga in Turchia. Costretto a ricorrere ad un prestito per vivere e per curarsi scrisse al suo sovvenzionatore , un commerciante di Rodi una lettera che riportiamo di seguito, dalla quale traspare la sua nobilissima integrità morale.
All’amministrazione M.M. R. Marina Italiana
Io sottoscritto 2°Capo Cann.T. Carboni Pietro matr.32973 faccio presente a codesta amministrazione quanto segue: Il giorno 11 settembre all’atto della capitolazione della guarnigione italiana di Rodi ai tedeschi, sia per mio personale impulso, come in ossequio agli ordini dati dal governo italiano di non cedere le armi ai tedeschi ,rifiutai di arrendermi, e in obbedienza ai suaccennati ordini, continuai la lotta per quanto le mie possibilita’ mi consentirono. Lotta che dura tuttora. Secondo le modalita’ di avanzamento di grado della Regia Marina, io al 1° ottobre del 1943 avrei dovuto essere promosso Capo di 3^ Classe . Alla data attuale avanzo dunque da codesta amministrazione Marina Militare 15 stipendi parte da 2° Capo, parte da C° di 3^ classe. Agli stipendi vanno aggiunte tutte le razioni viveri che dalla stessa data non percepisco. Per le mie necessita’ personali ho dovuto farmi prestare dal Signor Minetto Costantino commerciante di Iannadi (Rodi) la somma di Ł 10.000 (diecimila) per le quali ho rilasciato una cambiale con la scadenza in bianco. Date le mie precarie condizioni di salute e data la continua persecuzione nemica, in caso di una mia disgrazia prego codesta amministrazione M.M. di voler dalle mie suaccennate spettanze pagare la detta cambiale, alla sua presentazione, con unita la presente che io scrivo per convalida e fede e che firmata e sigillata con le mie impronte digitali, consegno insieme alla cambiale al Signor Minetto Costantino. Per evitare possibili sospetti sulla autenticita’ della presente io aggiungo l’indirizzo della mia famiglia: Carboni Cosimo via Nazionale n°81 Paulilatino (Cagliari); mio padre Cosimo, mia madre Floris Sofia, mio fratello Costantino e mia sorella Maria ; possono se in caso testimoniare l’autenticita’ della mia calligrafia, e quindi della presente lettera. 2°Capo Cann.T.
Carboni Pietro Asciplio, 1° Dicembre 1944
Il 20 dicembre 1944 mentre dormiva in una caverna nei pressi di Asclipio, fu scoperto di sorpresa da una pattuglia di tedeschi guidati da un greco. Il Carboni svegliatosi, intuito il pericolo, assalì immediatamente il maresciallo tedesco con il pugnale, ma il Greco identificato successivamente dal Maresciallo dei Carabinieri nella figura di un certo Demostene Giorgà ,tra l’altro amico di Carboni, sparò contro di lui una fucilata con il suo fucile da caccia che lo uccise all’istante. Altre testimonianze sulla figura di Giorgà furono raccolte dal Ten. Baggiani durante un suo viaggio dopo la Guerra a Rodi e alcuni suoi amici greci della resistenza, riferirono che Demostene Giorgà dopo essere diventato inaspettamente ricco, comprò alcuni camion mettendo su una piccolo ditta di trasporti al servizio dei tedeschi prima e degli alleati dopo.Poi improvvisamente, temendo l’arrivo dei comunisti al potere in Grecia vendetta tutto ed emigrò in Australia. Il comando tedesco comunicò la sua fine con uno speciale ordine del giorno il cui stralcio riportiamo di seguito
Panzer Granadier Brigade Rhodos Comando tattico Sez: II Ordine del giorno n° 75
1° ( omissis)
2° Da parte di una pattuglia formata da consigliere Wolff, maresciallo Breul della compagnia tecnica e da un greco di Ascipliò, la sera del 20/12/1944, riuscì a pescare il famoso e ricercato comandante dei banditi Pietro Carboni. Questo venne ucciso. Si teneva nascosto in una grotta poco distante da Ascipliò, nella quale si si effettuò un duello tra il maresciallo Bruel e il bandito (duello con il pugnale) e durante il quale il maresciallo venne gravemente ferito. All’agire del greco con un fucile da caccia il Carboni venne ucciso.
Con la cattura ed uccisione del bandito Carboni viene annientato l’ultimo centro dei banditi di Rodi. Sulla sua testa era stata messa una taglia di £ 50.000 che andranno al greco quale accompagnatore della pattuglia. La premiazione del maresciallo Bruel sarà di mia competenza e provvederò personalmente. Pronuncio alla pattuglia del consigliere Wolff la mia più viva riconoscenza per il successo riportato.
3° ( omissis) Firmato Generale Wagener
Il Governo italiano venuto a conoscenza con molto ritardo delle gesta del 2°Capo Carboni assegnò il 12 aprile 1946 alla memoria del Sottufficiale la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Giovane Sottufficiale di elevate virtù militari e morali, pervaso da profondo amor patrio e spirito combattivo, faceva fronte agli avvenimenti successivi all’armistizio organizzando agguerrita ed attiva banda di resistenza. Uccisa o dispersa nell’ impari lotta la maggior parte dei gregari, non defletteva dalla ferma determinazione di combattere fino all’ultimo contro il nemico che, fra l’altro aveva posto grossa taglia per la sua cattura. Dopo un anno di proficua attività, resa più difficile dall’incessante caccia cui era sottoposto, scoperto in seguito a delazione ed attaccato di sorpresa da pattuglia armata, ingaggiava da solo epica lotta all’arma bianca riuscendo ad abbattere il Capo pattuglia. Colpito a morte da arma da fuoco suggellava col supremo sacrificio la grande dedizione alla Patria, dando ultima significativa prova di indomito valore”
Isola di Rodi 26 dicembre 1946
Sin qui la storia “ ufficiale”. Appassionati dalla vicenda ,si è deciso di mettersi alla ricerca di ulteriori elementi che potessero gettare nuova luce sulla figura di Capo Carboni. Contattammo cosi i congiunti dell’eroe che ancora risiedevano nella casa di famiglia a Paulilatino, oggi provincia di Oristano e dopo un primo commovente incontro, ci siamo messi in contatto con il sig. Luigi Baggiani già T.Col.di artiglieria a riposo. Il sig. Baggiani all’epoca uno degli ultimi se non l’ultimo testimone vivente di quei giorni lontani. Lui e il 2°Capo Carboni avevano stretto un patto di sangue ed insieme al 1°Aviere Salvatore Rubini avevano organizzato la guerriglia contro le forze Armate Germaniche, concordarono per poter meglio operare di suddividere il gruppo in due sezioni una operante a Nord con alla testa Carboni e l’altra con Rubini e Baggiani operante a Sud. La loro attività di disturbo, la vita da braccati e le privazioni a cui furono sottoposti in quell’anno di macchia ebbe come autorevole testimone l’ing. Antonio Macchi già Podestà di Rodi in quei giorni e successivamente dopo la guerra Presidente della Commissione per la tutela degli interessi Italiani nel Dodecanneso. Le condizioni ambientali, la limitata estensione dell’isola, la delazione costrinsero sempre di più in un angolo lo sparuto gruppo di combattenti. Costretto da una caccia nei suoi confronti sempre più serrata, il Baggiani fu una prima volta catturato dalla GESTAPO ed imprigionato in attesa dei procedimento penale militare. Evaso e ricercato a lungo non gli restò altra scelta che rifugiarsi in città dove con l’aiuto dell’Ingegner Macchi e del vescovo Cattolico , monsignore Ambrogio Acciari, fu fatto riparare presso l’ospizio dei cavalieri di Acandia. Nella notte del 31 ottobre 1944 il S. ten. Baggiani lasciò su di una barca a remi l’isola alla volta della Turchia con a bordo 5 fuggiaschi tutti condannati a morte dalle autorità militari. La perigliosa traversata si concluse con l’approdo sulla costa turca e di qui partono le perenigrazioni del Baggiani nei vari campi di prigionia alleati. Da uno di questi e più esattamente il campo n°305 di El Cassasin in Egitto, ebbe finalmente la possibilità di inviare un breve messaggio per rassicurare i parenti di Capo Carboni. Nel breve messaggio che riportiamo integralmente Baggiani diceva:
Sig. Carboni sono un intimo amico di suo figlio Pietro. Sono fuggito da Rodi e ora mi trovo trattenuto provvisoriamente come prigioniero in attesa di indagini. Vostro figlio è l’eroe di Rodi. Siatene orgoglioso. Abbiamo passato vita in comune e il destino ci ha diviso. Egli è ancora nell’isola e sta bene, tutti lo ammirano e lo amano. Tenete questa lettera e quando Pietro tornerà ditegli che il “fante Carillo Gelsomino” del settore di Cattavia non potrà scordare. L’indirizzo in Italia è Induno Varese. Con stima
11-2 -1945 Luigi BAGGIANI
Il S.Tenente non poteva sapere che dopo la sua partenza gli eventi erano precipitati, l’aviere Salvatore Rubini era stato catturato e fucilato ad Aprile ed in quella grotta di Asciplio anche Pietro Carboni aveva trovato la morte per mano di un traditore che a quanto pare lo conosceva bene. Nel frattempo, gli eventi della guerra avevano trasformato lo scacchiere orientale , in un settore marginale dell’azione degli alleati. Oggi una grande quantità di letteratura storica e testimonianze dirette, riaffiorano dalle nebbie di una storiografia ufficiale che come una cappa, dopo il conflitto , per troppi anni ed in modo interessato si è depositata su questi fatti. Una cappa di insopportabile silenzio, che per la ragion di stato e gli accordi segreti firmati con la Germania, negli anni 50 permise che tutti i colpevoli, compreso Wagener se pure processati per quegli efferati crimini, fossero liberati …..e su migliaia di morti calò l’oblio. La commissione per la tutela degli interessi italiani nel Dodecanneso presieduta dall’ingegner Macchi, alla fine delle ostilità iniziò la sua opera e già agli inizi del1946 tra le altre cose attraverso la Sezione Affari Militari, aveva provveduto a segnalare al Ministero della Marina l’azione, l’attività e la tragica fine del 2°Capo Pietro Carboni. Nel 1955, come risulta dal certificato di morte stilato dal Comune di Paulilatino la salma di Pietro Carboni venne rimpatriata e fu traslata nella tomba di famiglia. Rievocare per non dimenticare gli orrori di un tragico conflitto e la splendida gioventù che non tornò più.
ARTICOLO A CURA DI MASSIMO MIRABELLA copyright settembre 2019
Ndr Il grado di 2° Capo della Marina Militare corrispondeva e corrisponde a quello di Sergente Maggiore nelle altre Forze Armate
Bibliografia
1- La Marina Militare Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale» (Avvenimenti in Egeo dopo l’armistizio)
edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare.
2- Libro: Luci nella catastrofe Autore Pietro Vaenti- Editore Societàeditrice “ Il ponte vecchio”- Cesena-
Paragrafo “Pietro Carboni” Pagine 29-30-31-32-33-34-35-36-37-38-39 Autore Massimo Mirabella
3-La tragedia di Rodi e dell’ Egeo- Edoardo Fino- E.I.C.A Editore 1957
4-Articolo Unione Sarda di Carlo Figari del 25/04/1997