Capo Teulada
L’ammiraglio Inigo Campioni fu l’ultimo governatore italiano del possedimento italiano delle isole Egee, durante la sua carriera nella Regia Marina ricoprì incarichi prestigiosi quali Capo di Gabinetto e Sottocapo di Stato Maggiore. Comandante della 1a squadra navale italiana a bordo della Vittorio Veneto, affrontò la flotta inglese (flotta H) comandata dall’ammiraglio Sommerville durante lo scontro di Capo Teulada . La sua condotta prudente intesa a salvaguardare la flotta italiana, gli costò la rimozione dall’incarico. Tuttavia la successiva approfondita analisi storico militare dell’evento (citiamo Giorgerini, Petacco e Rocca) dimostrò che le cause del mancato successo italiano erano da addebitarsi principalmente alle intrinseche limitazioni della catena di comando di Supermarina ed alle ambiguità della condotta strategica navale.
Governatore a Rodi
Dopo essere stato nominato Sottocapo di Stato Maggiore fu inviato in Egeo come Governatore in sostituzione del gen. Bastico (decreto reale 24 luglio 1941). Nel Dodecaneso si occupò principalmente della condotta militare delegando le funzioni amministrative e civili al suo vice Igino Faralli. Da un punto di vista militare egli non potè attuare alcun disegno offensivo poiché lo stato delle forze italiane non lo consentiva, in pratica solo la Regia Aeronautica effettuò bombardamenti ed aerosiluramenti contro i convogli alleati. Nei primi mesi del 1943 cominciarono ad affluire nell’isola di Rodi contingenti germanici che presto formarono la Divisione corazzata “Sturm Rodos”. In realtà i tedeschi, comandati dal gen. Kleeman stavano attuando il piano Achse, concepito da Hitler e dal suo Stato Maggiore per neutralizzare l’Italia in caso di sua uscita dal conflitto. Alle ore 19 dell’8 settembre 1943 il comunicato radio di Badoglio sull’armistizio veniva captato anche a Rodi cogliendo impreparati i vertici militari e le truppe. Soltanto il 9 settembre il Comando Supremo alle ore 2,15 trasmise il telegramma 24202 che riassumeva le disposizioni del promemoria n. 2. Il dispaccio prescriveva al punto 2 quanto segue:
“Egeomil est libero assumere verso germanici atteggiamento che riterrà più conforme at situazione. Qualora fossero prevedibili atti di forza da parte germanica procedere a disarmo immediato delle unità tedesche nell’arcipelago alt Dalla ricezione del presente messaggio Egeomil cesserà di dipendere dal comando Gruppo Armate Est a et dipenderà direttamente dal Comando Supremo. “Al punto 6 poi si ordinava che” Tutte le truppe dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciali ordini at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati e sopraffatti. Non deve però essere presa iniziativa d’atti ostili contro i germanici”.
8 settembre 1943
Nel frattempo una missione inglese composta dai mgg. Dolbey e Jellicoe e dal serg. Kesterton fu paracadutata nella notte tra il 9 ed il 10 settembre a Rodi per poter stabilire contatti con Campioni e concordare gli aiuti militari alleati. Dopo varie peripezie Dolbey arrivò al Palazzo del Governatore alle ore 1.15 del 10 settembre e conferì con Campioni ed alti ufficiali di Egeomil tra cui il gen. Briganti, gli inglesi chiesero a Campioni di resistere sino al 15 settembre tenendo sgombro il porto di Rodi per lo sbarco alleato. Purtroppo a causa dell’impreparazione di Egeomil e complice lo stato di subordinazione psicologica che affliggeva gli italiani verso i tedeschi, questi ultimi riuscirono a disarticolare le difese italiane nonostante alcuni nostri successi tattici. La mattina del 10 si tenne una riunione al Castello in cui Campioni decise di chiedere l’armistizio. L’incertezza, l’incapacità e la passività dei più diretti collaboratori militari del Governatore, condizionarono negativamente l’uomo amplificandone le esitazioni e le angosce. Seppure con l’attenuante di essere abbandonato a se stesso e senza ordini chiari dal Comando Supremo, l’analisi psicologica delle sue azioni rivela che egli non fu sostenuto da una lucida e consapevole visione degli eventi, dei rapporti di forza e della corretta valutazione dei rischi e delle opportunità. Campioni rifiutò sdegnosamente il suggerimento del gen. Briganti di catturare Kleeeman quando quest’ultimo si recò al Castello. Egli si mosse cercando disperatamente spazi di negoziazione o rispetto di regole formali da parte di un avversario che aveva un’unica spietata regola, uccidere o essere ucciso. Nei rapporti con l’ex alleato tedesco palesò quindi un comportamento che potremmo definire romantico o cavalleresco a differenza dell’avversario Kleemann che si dimostrò cinicamente bugiardo ma lucidamente determinato a raggiungere i suoi scopi con tutti i mezzi. Dopo la firma della resa, non una delle condizioni concordate venne rispettata. Campioni venne custodito da uomini delle SS nel suo appartamento al Castello.
La deportazione e la fucilazione
I tedeschi iniziarono immediatamente l’evacuazione degli ufficiali italiani perché temevano che questi scatenassero una rivolta dei militari italiani. L’ammiraglio fu trasportato in aereo ad Atene e quindi inviato al Lager di Schokken in Polonia dove vennero concentrati tutti gli alti ufficiali italiani catturati. Lui, così come quasi tutti gli ufficiali, rifiutarono sdegnosamente di aderire alla R.S.I. e per questo fu consegnato insieme al contrammiraglio Mascherpa ed altri alle autorità repubblichine. Nel gennaio 1944 fu prima internato al carcere degli Scalzi a Verona e quindi nell’aprile 1944 in quello di Parma. La loro sorte era segnata, il 22 maggio dopo un processo farsa, la corte composta da aderenti del ricostituito partito fascista, li condannò alla fucilazione. La mattina del 24 maggio caddero colpiti a morte da un plotone d’esecuzione formato da ragazzi di 17 –18 anni. Rifiutarono la benda e vollero guardare in faccia il plotone, un istante prima della scarica mortale gridarono “VIVA L’ITALIA”. Agli ammiragli Campioni e Mascherpa, figure di notevole spessore morale che sostennero il processo e la condanna a morte del regime di Salò con dignità ed onore, furono concesse le Medaglie d’oro al Valor Militare, la salma di Mascherpa riposa al Sacrario militare di Bari.