Il cimitero di Lakki
Alcuni giorni fa ho ricevuto una lunga e-mail che mi esortava a dirottare il mio pensiero, che giornalmente dedico attraverso la posta elettronica, a commenti, ricerche, lazzi e frizzi, su di un luogo di Leros la cui situazione e vicende sono seguite costantemente dall’Italia da colui che mi ha amichevolmente scritto. Il luogo di cui si fa cenno è il cimitero di Lakki, cosiddetto “italiano” o “cimitero degli italiani” perché costruito dagli italiani, del quale non conoscevo l’esistenza e conseguentemente dove non avevo mai messo piede. E’ vero, ero stato a far una visita al cimitero inglese per scattare qualche fotografia, ma mai in quello che mi è stato segnalato. Sulla base di quanto raccontatomi nella e-mail, una mattina, armato di macchina fotografica e accompagnato da un amico, mi sono recato per verificare quanto segnalatomi. Generalmente un cimitero è un luogo di rispetto per coloro che ivi riposano, ma quando ci sono arrivato mi sono reso conto che quel pezzo di terra non solo è del tutto abbandonato, ma è diventato col tempo un vero immondezzaio. Il cimitero si trova a Lakki, poco distante dal cantiere nautico Evros Marine ed è indicato, provenendo da quella direzione, da un grande cartello segnaletico bilingue greco e inglese, mentre se si arriva dall’altra direzione, provenendo dal supermercato Spanos, non vi è alcuna indicazione. All’ingresso vi erano due persone, un uomo e una donna comodamente sedute su due sedie di plastica. Con loro, noi due visitatori, abbiamo scambiato un riverente saluto e siamo entrati. Il cimitero è diviso in due settori: quello di destra e quella di sinistra che è quella segnalatami (foto 1). Mentre il settore di destra è ben curato e presenta delle regolari file di massicce tombe in marmo bianco, quella di sinistra si trova in uno stato a dir poco indecente. I tumuli sono per la maggior parte costituiti da steccati in marmo (foto 2) e portano delle croci di legno con delle iscrizioni in vernice nera con lettere realizzate con sagome di normografo, come quelle che fino ad una trentina di anni fa si usavano per comporre le scritte da apporre sulle casse che dovevano essere spedite. La maggior parte delle tombe riportano nomi greci e qualcun’altra, ma pochissime, anche di altre nazionalità. Molte sono anonime e altre sono talmente antiche tanto da non poter attribuire loro neppure una presunta datazione.
Uno spettacolo raccapricciante
Lo spettacolo è per davvero raccapricciante, l’intera area è in uno stato di disordine, incuria e totale abbandono. Con il mio accompagnatore ci sono rimasto per oltre un’ora, sia per ispezionare il tutto e per scattare numerose fotografie. Ci sono ad occhio una numero di tombe che si aggira all’incirca tra le 150 e al massimo 200. Non le ho contate, recito a naso. Le tombe appartenenti con certezza a degli italiani sono su per giù una decina, al massimo quindici. Probabilmente un tempo erano molte di più, ma presumo che col passare degli anni i parenti dei defunti, le cui spoglie ivi riposavano, abbiano provveduto a trasferirle da altre parti. Addossata al muro di cinta vi è una lunga fila di tombe la cui datazione è impossibile da definire, ma sono certamente molto antiche e sono prive di qualsiasi riferimento e in considerazione delle loro dimensioni dovrebbero appartenere a dei bambini o ragazzi di giovane età (foto 3). Solo una è costituita da un vero proprio monumento dove vi è sepolta una bambina (foto 4). In una altra zona poi le tombe della parte di sinistra si sono spinte tanto oltre il consentito tanto da impedire fisicamente il passaggio ai piedi a sei o sette tombe del settore di destra. La cosa più raccapricciante è che al di là delle alte erbacce che crescono un po’ ovunque ci sono zone dove sono state scaricate quantità incedibili di aghi di pino, sterpi, pezzi di marmo e di croci, macerie e chi più ha fantasia ce la metta. Insomma per dirla in poche parole ci sono delle vere e proprie discariche (foto 5/6). Per rendervi conto dello stato di caos, vi dico che mentre ero intento a guardare in giro per immortalare tutto ciò che sto descrivendo, percorrendo un vialetto sono inciampato in un cubetto di cemento armato di una decina di centimetri di lato da cui sporgeva uno spezzone di tondino di ferro lungo una ventina di centimetri. Sono di conseguenza caduto rovinosamente a terra col risultato di aver picchiato violentemente un gomito allo scopo di salvaguardare la macchina fotografica dalla caduta ed essermi infilzato il ferro sotto la pianta del piede, ferendomi seriamente tanto da essere costretto a ricorrere a una indispensabile dolorosa medicazione.
Qualsiasi cimitero merita rispetto
In quel luogo riposano delle persone a cui dovrebbe essere portato il dovuto rispetto, ma esse sono state dimenticate dagli uomini. Come dicevo antecedentemente ci sono anche i poveri resti di qualche italiano che a Leros a messo fine ai suoi giorni, ma la cosa curiosa è che quell’area non è del tutto abbandonata in quanto ho scorto una tomba riportante la data di decesso del 3 ottobre 2018, che sta a dimostrare che quella parte del cimitero non è per nulla abbandonata del tutto, ma ancora oggi viene utilizzata.
Dalle informazioni che, a posteriori della visita mi sono state fornite, sembra che siano stati fatti degli accorati appelli al sindaco di Leros, ma pare che queste, fino ad ora, siano state del tutto inascoltate. A me pare evidente che la responsabilità del decoro sia di spettanza del comune, che però sembra non curasi della vicenda, almeno per la parte incriminata e curi unicamente quella di destra. Mi è stato riferito che la chiesa italiana non ha titolo per intervenire perché l’area non è sotto la sua giurisdizione. Il governo italiano neppure, perché l’area non è di sua proprietà, eppure quel cimitero risulta essere conosciuto come “il cimitero degli italiani” o “cimitero italiano”. Sicuramente esiste nel municipio un assessore incaricato ai servizi cimiteriali, insieme all’ufficio tecnico e che la responsabilità di questa oggettiva situazione dovrebbe essere attribuita a queste figure. A parer mio dovrebbero essere contattate da qualcuno che sia informato e aggiornato. La cosa dovrebbe avvenire con molto tatto e diplomazia da parte di persone capaci, che parlino correntemente il greco, ma anche con una certa fermezza, necessaria ad illustrare lo stato quo, con la delicatezza nel non invadere le varie competenze. E’ molto probabile che esista o esistano anche imprese incaricate con regolari contratti per l’esecuzione di tutti i lavori nell’ambito cimiteriale e certamente queste non devono e non possono essere ignorate o scavalcate da iniziative autonome. In ogni caso bisognerebbe trovare il modo di far smettere al guardiano o ad altri addetti del cimitero di usare quell’area come una discarica e si dovrebbe incominciare coll’obbligare loro a portare via tutto ciò che è stato accumulato nel tempo. Come? In che modo? Chi se ne cura? Chi dovrebbe farlo? Con quali autorizzazioni e a che titolo? Non lo so proprio! Faccio poi un’altra considerazione: perché prendersi cura dell’intera area, già ampiamente degradata da decenni, se le tombe che riguardano le salme di italiani sono pochissime? Tra l’altro ho notato una tomba (foto 7) che appartiene ad un italiano. Si tratta di quella del padre di un signore che vive a Leros e che potrebbe fornire più precise informazioni sulle varie competenze di qual luogo e sulla reale situazione della gestione del cimitero. Se fra coloro che leggono quanto io sto scrivendo ci fosse qualcuno interessato alla vicenda e che abbia la possibilità di attivarsi concretamente per tentare di dare una svolta a questa incresciosa situazione può, se vuole, prendere contati con me e poi si vedrà ….
Un’ultima mia considerazione magari troppo fantasiosa, direte pure da fantascienza: “Perché non ricercare un’altra area atta ad essere destinata all’eterno riposo delle spoglie degli italiani che qui andranno a morire, cominciando col riesumare quelle ancora permanenti in quel “immondezzaio” per essere trasferite, per l’appunto, in questa nuovo cimitero?”
Mah! Chissà!
copyright Giorgio Zennaro 2018