Questa sezione ospita le foto ed i profili di alcuni noti personaggi del Regime che ebbero una influenza diretta o indiretta sulle vicende politico militari dell’Egeo.
Questa foto, scattata sull’aeroporto di Maritsa il 30 gennaio 1940, ritrae De Vecchi ( al centro), De Bono (a sinistra), Balbo (a destra). Gli ex Quadrumviri si erano riuniti a Rodi per un esame della situazione militare del Possedimento Egeo in vista della guerra. Balbo morì a fine giugno 1940 nel cielo di Tobruk colpito dalla stessa contraerea italiana, De Bono fu fucilato dopo il processo di Verona nel 1944 per aver firmato la mozione Grandi. Dopo l’8 settembre, De Vecchi residente in Piemonte, fu ricercato dalla R.S.I. ma riuscì a cavarsela con l’aiuto di varie istituzioni religiose.
Cesare Maria De Vecchi nacque nel 1884 a Casale Monferrato e morì a Roma nel 1959, laureato in giurisprudenza fu capitano nella I.a G.M. Al termine del conflitto si iscrisse ai fasci di combattimento e partecipò alla marcia su Roma. Nominato Conte Di Val Cismon dal Re (1925), fu Governatore della Somalia dal 1923 al 1929, primo ambasciatore presso la Santa Sede dopo la firma dei patti lateranensi, Ministro per l’Educazione Nazionale nel 1935-36, Governatore del Dodecaneso dal marzo 1936 al dicembre 1940, nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 votò l’ordine del giorno Grandi contro Mussolini.
La figura di De Vecchi, pur non essendo nota come quella di altri gerarchi quali Ciano o Balbo, merita qui di essere ricordata per il rilievo che ebbe nella storia politico militare delle Colonie e del Dodecaneso.Deputato nel 1921, fu sottosegretario di stato per l’assistenza militare e le pensioni dal novembre 1922 al marzo 1923, sottosegretario di stato alle finanze da marzo al maggio 1923 e quindi nominato Comandante M.VS.N. nel marzo 1925.Quando De Vecchi arrivò in Somalia nel 1923, soltanto parte del paese era sotto il controllo del governo coloniale italiano, le scarne notizie del suo operato, tutte di fonte fascista, riferiscono di una “inutile e crudele” repressione ( Ciano Diario).
Con la sterzata in politica estera ed il progressivo avvicinamento al Terzo Reich, anche in Egeo le cose stavano per cambiare, De Vecchi si era recato in visita a Rodi per un giro d’inaugurazioni nel novembre 1936 ed al suo ritorno fece richiesta di assumere il Governatorato. La scelta di Mussolini d’inviare il Quadrumviro ossia un’uomo d’ordine della vecchia guardia, fu dettata probabilmente da due ragioni, la prima (annotata diligentemente da Ciano nel suo Diario) era quella di allontanare l’uomo dall’Italia pur affidandogli una carica prestigiosa, la seconda quella di restaurare l’ortodossia fascista che il troppo tollerante Mario Lago sembrava aver dimenticato. Un’importante testimonianza di quali fossero le vere intenzioni di Mussolini riguardo al Dodecaneso la troviamo in una lettera scritta da uno “pseudo lettore” sul giornale fascista Il Travaso delle idee n.1909 del 22 novembre 1936, il fantomatico “lettore” scrive ” A Rodi vive il covo dei più famelici divoratori ebrei antifascisti …siamo sotto l’influenza ebraico-massonica…sarebbe tempo che qui si prendessero provvedimenti e s’inviasse un italiano della scuola mussoliniana con pieni poteri per arrestare, distruggere questo fanatismo ebraico che in quest’isola giganteggia e minaccia di travolgere nella sua anche i pochi italiani fascisti….” Il capo redattore così risponde “A parte che è già in viaggio l’italiano che ci vuole …” . La nomina ufficiale di De Vecchi a Governatore del Possedimento Italiano delle Isole dell’Egeo avvenne di lì a poco ed egli non perse tempo a realizzare il programma di fascistizzazione per cui era stato lì spedito. Numerose fonti narrano che appena insediato volesse radere al suolo tutti i minareti della città vecchia poichè testimonianza della cultura orientale. Per fortuna ciò non avvenne ma avvennero altre cose. La relativa autonomia delle tre comunità etniche, greca, ebrea e turca che avevano sino ad allora convissuto con gli italiani pacificamente fu spazzata via. Furono eliminati tutti i giornali greci, vietati i matrimoni misti, allontanati gli insegnanti non italiani, abolito il regime elettivo dei governi delle comunità locali , aboliti i tribunali religiosi, imposto l’obbligo dell’italiano come lingua primaria. Alla sistematica opera di repressione poliziesca contro il cosiddetto “irredentismo” si accompagnava la pratica dello squadrismo degli aderenti più facinorosi del P.N.F. che, muniti di manganelli ed olio di ricino, assaltavano le case dei sospetti “irredentisti”. Uno dei comportamenti squadristi più vergognosi, raccolto da testimonianze dirette, era quello di rasare a zero i malcapitati greci rodioti accusati di antifascismo, dipingerne la testa con vernice tricolore e farli camminare per la via principale del Mandracchio con il cartello bilingue “HO PARLATO MALE DEL FASCIO”. In tutti i negozi venne obbligatoriamente esposto il cartello “Qui si parla solo italiano”. Notizie di questa politica repressiva giungono in Italia anche attraverso le vibrate proteste del Ministro degli Esteri greco, Ciano ne chiede conto a De Vecchi che, in una Lettera di risposta del 31 ottobre 1937, cerca di giustificare la propria condotta tra cui provvedimenti di esproprio ai danni di cittadini greci nell’isola di Coo, l’abolizione della libertà di fare processioni religiose, ingerenze negli affari delle comunità locali, ammette che aderenti al P.N.F. hanno ripristinato le usanze squadriste del manganello e dell’olio di ricino contro cittadini rodioti di religione ortodossa. Il 5 giugno 1938 De Vecchi soddisfa le sua ambizioni di satrapo assoluto del Dodecaneso riuscendo a farsi nominare Comandante Militare delle Forze Armate dell’Egeo con Regio Decreto 2025 del 22-12-1936, egli cumula in sè quindi, il potere civile e militare. L’escalation xenofoba ed autoritaria si consolida ed accelera nel 1938, De Vecchi rifiuta di ricevere il governatore turco durante la grandi feste della comunità turca, cancellando vecchie e consolidate usanze dei precedenti Governatori Italiani. De Vecchi sopprime con decreto 15 novembre 1938 n.324 le autonomie locali delle confessioni ortodossa, ebrea, turca. Il 28 agosto 1938 De Vecchi chiude il collegio rabbinico di Rodi anticipando di quasi tre mesi l’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia. Leggi che vengono immediatamente recepite con Decreto governatoriale 30 novembre 1938 n.355 “legge sulla razza contro gli ebrei di Rodi”. Secondo numerosi fonti storiche ebree (vedere la sezione bibliografia) “…De Vecchi prese ad applicarla con rigore e livore..” (Les Martyris Juifs de Rhodes , Hikzia Franco 1952, “En effet, des son arrivèe, De Vecchi s’imposa a notre poplulation,suivant le metode fasciste, par son attitude autoritarie et l’application d’un regime absolu…”)
L’irredentismo greco ossia la rivendicazione della comunità greco ortodossa delle isole alla riunificazione con la Grecia fu sempre l’ossessione dei precedenti Governi, tuttavia il fenomeno esisteva ma non era così rilevante od organizzato da minacciare la sovranità italiana. L’ulteriore giro di vite viene stigmatizzato e denunciato dagli irredentisti, eccone alcuni esempi estratti dai giornali:
Giornale “Efimeris (pubblicato in Alessandria d’Egitto) del 4-6-1937
Il conte De Vecchi nel Dodecaneso, il regime delle isole è insopportabile…il suo programma è fascistizzare le isole e la persecuzione della Chiesa(ortodossa) e dell’istruzione ….segue denuncia su scioglimenti consigli comunali, arresti, sanzioni licenziamento dei professori di lingua greca etc..
Giornale “Anatoli (pubblicato in Alessandria d’Egitto) del 16-8-1937
OPERE E GIORNI DI DE VECCHI …..del terrore che sta spargendo nelle povere isole il feroce De Vecchi ……giorni fa è stata sospesa la pubblicazione del giornale ellenico “Nuova Rodi” ….
Giornale “Dodecanissos (pubblicato in Alessandria d’Egitto) del 19-9-1937
The efforts of the italian admistration to terrorize the dodecanesins, by way of oppression, tortures and espionage are an established institution in the Dodecanese…
De Vecchi non era considerato solo un zelante esecutore dell’ortodossia del regime, era anche considerato dai suoi contemporanei, un megalomane. Erano note le sue propensioni al fasto ed alle cerimonie e considerava suo diritto godere di comfort e prerogative da sovrano orientale. Giunto in Egeo, nonostante disponesse un trimotore idrovolante S 55 e di navi militari per spostarsi nelle isole egli richiese alla Regia Marina per il tramite del Ministero degli Esteri, uno yacht classe Legnano per 6 persone d’equipaggio, la sua famiglia, alcune altre persone d’ordinanze, una cameriera (che doveva avere una cabina con bagno dedicato), un cutter e due imbarcazioni, come non bastasse richiese anche la costruzione di un moletto d’approdo sulla spiaggia di Rodi. Per suo ordine fu riedificato il Castello dei Cavalieri che avrebbe dovuto ospitare il Re o Mussolini (che tuttavia non si recò mai in Egeo) e comunque in attesa di tali auguste visite ci andò lui a dimorare. Tra le sue ordinanze più stravaganti ed invise, era quella che tutti, automobilisti e passanti, al passaggio della sua limousine dovessero fermarsi e salutarlo romanamente, pena severe sanzioni. La sua politica di restaurazione e “bonifica” non risparmiò neppure gli edifici pubblici costruiti durante il Governatorato Lago, l’ Albergo delle Rose e molti altri edifici pubblici, considerati dal De Vecchi espressione di “decadenza orientalizzante” furono rimaneggiati per assumere il tipico aspetto squadrato e cupo dell’architettura di regime.
Al di là degli aspetti folcloristici che possono oggi far sorridere, gli effetti più negativi della politica adottata dal De Vecchi nel Dodecaneso si fecero sentire anni dopo, al momento della liberazione delle isole da parte degli Alleati, il tentativo del nuovo Governo italiano di conservare almeno il protettorato sulle isole egee si scontrò contro la dura posizione del nuovo governo greco che non aveva dimenticato i guasti di quegli anni. La frattura tra gli italiani e le altre comunità specialmente quella greca, si approfondì con l’aggressione italiana alla Grecia nell’ottobre 1940. Con la guerra si consolidò sempre di più il fronte della resistenza greca all’invasore “fascista”, gli inglesi furono pronti e molto abili a sfruttare la ribellione reclutando molti rodioti tra le loro forze armate e creando una rete spionistica ramificata sulle isole.
Il 15 agosto 1940, ben prima della dichiarazione ufficiale italiana di guerra alla Grecia (28 ottobre 1940), un sommergibile di nazionalità sconosciuta silurò presso l’isola di Tinos, un vecchio incrociatore leggero greco, l’ Helli che partecipava in rappresentanza del Governo greco ad una festività. A seguito delle analisi sui resti dei siluri, l’affondamento della Helli fu attribuito all’Italia e questo creò un incidente diplomatico. Il sommergibile siluratore era infatti il Delfino partito da Leros e comandato dal tenente di vascello Aicardi. Nelle sue memorie De Vecchi, ha tentato di attribuire all’iniziativa personale del comandante l’attacco, tuttavia tale giustificazione a posteriori non sembra plausibile, primo perchè un vecchio incrociatore del 1914 era perfettamente distinguibile da altre moderne unità inglesi, secondo perchè l’ufficiale non ebbe conseguenze di quello che era un’ atto di guerra contro una nazione neutrale. L’ufficiale doveva quindi aver agito eseguendo direttive del Governatore (accentratore del massimo potere civile e militare nelle isole) che in effetti scavalcavano quelle di Maricosom e Supermarina. In pratica egli aveva dichiarato guerra alla Grecia anticipando col suo noto interventismo gli eventi. La vocazione a condurre quasi una guerra personale contro la Grecia e gli Alleati e la sua indisponibilità a coordinare la condotta delle operazioni belliche con gli Stati Maggiori in madrepatria originò numerosi attriti con Badoglio capo di Stato Maggiore generale. Ancor prima dell’affondamento della Helli, agli inizi del conflitto (luglio 1940) avvenne un episodio che dimostrò l’incapacità militare del Governatore e che probabilmente lo fece cadere in ulteriore disgrazia agli occhi di Mussolini ( che nel passato lo aveva definito “un’ intrepido buffone” Ciano Diario). Per comprenderne le ragioni dobbiamo ricollegarci allo scenario della guerra navale del Mediterraneo. Nel Luglio del 1940 Supermarina decise finalmente d’inviare due incrociatori leggeri il Bande Nere ed il Colleoni alla base di Lero, per condurre una specie di “guerra corsara” nel Mediterraneo Orientale. L’avventurosa missione dei due incrociatori si concluse tragicamente, essi furono intercettati da 5 cacciatorpediniere inglesi, Hyperion-Ilex-Hero-Hasty-Havoc e dall’incrociatore Sidney, ne nacque un lungo scontro navale tra le isole di Cerigotto e Creta che vide il Colleoni affondare intorno alle ore 9 del 19 luglio. In quell’occasione De Vecchi inondò l’etere con prolissi messaggi a Roma vantando l’affondamento da parte dei velivoli della Regia Aeronautica dell’Egeo di 3 incrociatori, in realtà fu leggermente colpito solo l’Havoc che peraltro rientrò tranquillamente come tutte le altre navi inglesi ad Alessandria.Supermarina e Badoglio lo accusarono di aver intasato le frequenze militari con una valanga di radiogrammi e di non aver ottenuto alcun risultato militare e, quando l’esito negativo dello scontro navale di Capo Teulada offrì al Duce, nel dicembre 1940, l’occasione per la resa dei conti con vari capi militari tra cui Badoglio e l’ammiraglio Cavagnari, le dimissioni di De Vecchi vennero accettate senza indugio. Come nuovo Governatore del Dodecaneso fu nominato il gen. Ettore Bastico.
Le voci di un imminente sostituzione di De Vecchi circolavano tuttavia da tempo, bisogna infatti considerare che sin dall’inizio del conflitto gli inglesi applicarono un rigido blocco navale alle isole del Dodecaneso. Ad agosto del 1940 fonti d’intelligence inglese (Public Record Office – War Office fascicolo 106/2130, Londra), sempre ben informate, riferivano della scarsità di cibo che riguardava anche i Reparti della Milizia, scontenti per le razioni. Il messaggio 1316 (Notizie dell’Ammiragliato Foreign Office 371/24693) del 12/12/1940 riportava notizie della stampa greca sulle proteste dei rodioti a cui fu confiscato il bestiame e circa le dimissioni del Governatore italiano. La stampa greca ipotizzava che le dimissioni di De Vecchi erano tese ad evitare, vista l’imminente resa delle isole, che un nome prestigioso come quello del quadrumviro fosse legato alla resa. Circolavano infatti voci che il regime fascista volesse restituire la sovranità ai turchi per evitare una resa diretta agli alleati. Una manovra simile fu tentata da Mussolini durante la R.S.I., egli tentò di scambiare la restituzione delle isole con l’entrata in guerra della Turchia a fianco dell’Asse. Le dimissioni di De Vecchi vennero comunque annunciate con enfasi da Radio Atene il 7 dicembre. Nella stessa Rodi secondo quanto riportato nelle loro memorie dal magg.Fanizza e dal ten.Teatini ci furono manifestazioni di soddisfazione alla notizia.
Prima dell’alba del 27 novembre 1940, De Vecchi abbandonava Rodi a bordo di un S.79, ufficialmente si recava a discutere col Capo del Governo il problema dei rifornimenti, dell’udienza ottenuta presso il Duce il 28 non esiste alcun resoconto ufficiale ma ai primi di dicembre, Pavolini trasmise al Duce copie di giornali inglesi tra cui il Daily Mail che dicevano sostanzialmente ” Il generale De Vecchi , Governatore del Dodecaneso, ha presentato le dimissioni dopo aver raccomandato a Mussolini l’evacuazione delle isole”. De Vecchi sostenne nelle sue memorie che la richiesta di dimissioni fosse dovuta ai suoi contrasti con Badoglio. Comunque le sue dimissioni vennero accettate ed egli fu sostituito dal gen.Bastico. Sino al luglio 1943 De Vecchi rimase nell’ombra, aveva da tempo richiesto un incarico militare prestigioso, gli fu assegnato il comando di alcune unità costiere nella zona tirrenica centrale. Fu convocato per la seduta del Gran Consiglio del Fascismo nella fatidica notte del 25 luglio 1943. Votò a favore della mozione Grandi. Per questo dopo la liberazione di Mussolini e la costituzione della R.S.I. fu condannato a morte ma riuscì a sfuggire con la protezione di varie istituzioni religiose. Al termine del conflitto fu epurato e condannato a sei anni ( di cui uno condonato) per questo espatriò in Argentina, sempre sotto la protezione di istituzioni religiose, dove svolse un’apprezzata attività di conferenziere sulla storia risorgimentale. Rientrato in Italia a seguito dell’amnistia Togliatti nel giugno 1949 morì a Roma nel 1959. Le sue memorie, tra cui anche l’episodio dell’affondamento della Helli, furono pubblicate su Tempo Settimanale negli anni 60. Gli effetti della politica repressiva e xenofoba del Governatorato De Vecchi andarono ben oltre il periodo contingente ed incrinarono i buoni rapporti tra la comunità greco rodiota e quella italiana. Dopo la liberazione nel maggio del 1945 da parte dei britannici si verificarono episodi d’intolleranza di alcuni rodioti nei confronti degli italiani rimasti, atteggiamenti residuali d’ostilità che perdurano ancora oggi da parte di chi semplicisticamente identifica l’aggressione fascista della Grecia e lo squadrismo ai veri sentimenti del popolo italiano.