L'Amministrazione civile italiana, occupazione militare tedesca e fascismo repubblicano.
(Estratto da un articolo di Luca Pignataro pubblicato sulla Rivista Clio n. 3 anno 2001)
Le Isole Italiane dell’Egeo, dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri, avevano autonomia amministrativa con un proprio bilancio.
Il Governo del Possedimento era retto da un Governatore civile e militare con pieni poteri, tra cui un ampio potere legislativo: laddove non esplicitamente previsto, le leggi emanate in Italia non si estendevano al Possedimento se non previo decreto governatoriale.
Un Segretario Generale coadiuvava il Governatore nell’esercizio delle funzioni civili e sovrintendeva in particolare a tutti i servizi del Governo, così articolati: Direzione degli Affari di Giustizia (Uffici giudiziari, Consulenza legale, Conservatorie fondiarie, Carceri), Direzione del Personale (Ufficio del personale, Ufficio turismo, Economato, Archivio generale, Autoparco), Direzione degli Affari Civili (Capitaneria di porto, Anagrafe, Ufficio lavoro, Poste e telegrafi, Delegazioni di Governo), Direzione degli Affari Economici e Finanziari (Economia corporativa, Ufficio finanza, Dogana, Guardie di finanza, Ispettorato amministrazioni comunali), Direzione dei Lavori Pubblici (Lavori pubblici, Acquedotti, Miniere, Conservatoria del Castello di Rodi), Direzione Agricoltura e foreste (Ufficio demanio e foreste, Aziende agrarie, Ente assistenza bonifiche agrarie, Servizio caccia, Istituto ricerche biologiche), Ragioneria, Ufficio centrale di Polizia, Ufficio ed uno tedesco, chiese a Salò l’invio di un rappresentante della RSI “energico e capace”; il segretario generale, poi sottosegretario, agli Esteri Serafino Mazzolini designò come nuovo Governatore Civile il console generale Manlio Gabrielli21, con l’incarico di assistere civili e militari italiani a Rodi e coadiuvare il Governatore Militare tedesco.
Gabrielli partì nel mese di dicembre23 e, via Belgrado, giunse a Salonicco; qui però le autorità militari tedesche lo informarono che il suo compito in Rodi doveva consistere unicamente nell’influenzare i fascisti italiani dell’isola, appoggiando l’opera del generale Kleemann, escludendo esplicitamente ogni altro compito di carattere amministrativo24.
L’inviato italiano, che aveva avanzato esigenze di completa libertà d’azione, non proseguì il viaggio, per non aver voluto accettare limitazioni alla sua autorità25, e Farallì rimase Vice Governatore, continuando ad emanare decreti da lui firmati con la dicitura: “per il Governatore”.
Non vi erano comunicazioni dirette tra Rodi e Salò, per cui solo nel marzo 1944 Mazzolini seppe che Faralli continuava a firmare, deducendone che fosse tuttora in servizio ed avesse aderito, e chiese a Berlino se era possibile nominarlo Governatore Civile o conferirgli una qualsiasi carica che gli permettesse di tutelare gli interessi italiani in accordo con le autorità militari germaniche.
Da Berlino, con notevole ritardo, si fece sapere che i Tedeschi avrebbero Approvvigionamenti e consumi, Sovrintendenza all’Educazione pubblica, Sovrintendenza alle Antichità e Belle Arti.
L’amministrazione delle isole era affidata a Delegati di Governo residenti a Coo, Lero, Calino, Scarpanto, Simi e Castelrosso.
Il Delegato di Governo era alle dipendenze del Governatore, lo rappresentava, sovrintendeva a tutti gli uffici e servizi delle rispettive giurisdizioni.
I Comuni, in numero di settantanove, erano retti da Podestà, di nomina governatoriale; sino al 1937, però, in tutti i Comuni tranne i quattro abitati da Italiani (Rodi, Coo, Lero e Peveragno Rodio), esistevano Consigli comunali e Sindaci liberamente eletti, così come elettivi erano stati sin allora i Consigli delle Comunità ortodossa, musulmana ed israelita.
Questa era la struttura amministrativa del Possedimento allorché, nei giorni immediatamente seguenti all’S settembre 1943, i Tedeschi iniziarono ad assumerne il controllo con la forza.
La resa cui il comandante della Divisione d’assalto tedesca “Rhodos”, generale Ulrich Kleemann, spinse l’8 settembre il Governatore, ammiraglio Inigo Campioni, prevedeva che quest’ultimo conservasse la carica di Governatore civile, mentre il comando militare sarebbe passato al generale tedesco.
Le clausole di resa menzionavano esplicitamente solo l’isola di Rodi; Campioni fu persuaso, per evitare rappresaglie, ad impartire l’ordine di cedere le armi anche alla guarnigione di Scarpanto, ma rifiutò di estenderlo alle altre isole, poi occupate tra ottobre e novembre”.
Informato della decisione di deportarlo in terra ferma, il 18 settembre Campioni chiese a Kleemann di essere ufficialmente esonerato dalla carica di Governatore civile delegando al suo posto il vice governatore Faralli’2, alla vigilia della partenza per la prigionia’3.
Il dottor Iginio Ugo Faralli, nato nel 1889, era entrato nella carriera consolare nel 1912 ed aveva raggiunto il grado di Console Generale di prima classe, nel 1941 fu inviato in Egeo per assumere la carica di Segretario Generale del Possedimento, quando ne era Governatore il generale Ettore Bastico, poi sostituito da Campioni.
I due militari, poco pratici dei problemi connessi ad un’amministrazione civile, tendevano a delegarli a Faralli, al quale, con decreto governatoriale del 27 maggio 1943, venne attribuito il titolo ed il rango di Vice Governatore con effetto dal 15 maggio 1941 (data di assunzione dell’incarico).
Campioni, col decreto n. 260 bis, in data 2 settembre 1943, ordinò che, in caso di sua assenza dal Possedimento per cause di forza maggiore, i poteri a lui conferiti dal r.d.l. 3 ottobre 1941 n. 1346 passassero al Vice Governatore, e, accomiatandosi da Faralli, gli raccomandò di restare al suo posto finché non ne fosse stato espulso con la forza.
Iniziò così una difficile coabitazione tra Amministrazione civile italiana ed Amministrazione militare germanica, capo della quale era un maggiore agli ordini del generale Kleeman comandante militare dell’isola di Rodi e poi dell’Egeo orientale.
Con la nascita della Repubblica Sociale Italianal6 e di un nuovo Partito Fascista, anche a Rodi un gruppo di persone, per lo più militari collaboratori dei Tedeschi ma anche alcuni civili, fondò un Fascio repubblicano’7: erano quasi tutti, con qualche eccezione, acconsentito a nominare Faralli Rappresentante Civile del Governo Nazionale Repubblicano, specificando che gli sarebbero state consentite facoltà uguali a quelle sin allora esplicate, ma a condizione di accettare il controllo e le disposizioni del Comando germanico27.
Salò rispose che accettava le condizioni, ma non il mutamento della qualifica di Vice Governatore, per evitare che si desse luogo ad interpretazioni erronee (evidentemente per non voler rimarcare l’effettiva perdita di controllo sui Possedimento) e si rendessero necessari “riaggiustamenti” giuridico-amministrati~i2S.
In luglio Berlino espresse il proprio consenso a che Faralli continuasse ad essere designato Vice Governatore Civile29.
La situazione a Rodi, nel frattempo, non era rimasta tranquilla.
Il Vice Governatore continuava ad essere oggetto dell’ostilità dei fascisti’0, che qualificavano lui cd i suoi funzionari come “attendisti”, e della diffidenza dei Tedeschi, che lo reputavano un “badogliano”.
Faralli, dovendo pur sempre mostrare una presa d’atto del nuovo regime, modificò la formula di giuramento dei Podestà, Vice Podestà e Consultori dei Comuni, evitando qualsiasi riferimento non solo al Re ma anche al Duce: “Nel nome di Dio e della Patria giuro che osserverò lealmente le leggi dello Stato e le disposizioni del Governo, che adempirò a tutti gli obblighi del mio ufficio con diligenza e con zelo per il pubblico bene e nell’interesse dell’amministrazione.
Giuro che non apparterrò ad associazioni o partiti la 3′ cui attività non si concili con i doveri del mio ufficio” In marzo, quando ormai si era compreso che un nuovo Governatore non sarebbe più giunto, Kleemann pretese che entro pochi giorni Faralli ed i suoi dipendenti prestassero giuramento alla Repubblica Sociale Italiana, pena il collocamento a disposizione, che implicava la deportazione32.
Posto dinanzi ad una scelta che avrebbe potuto causare seri rischi, non solo per lui ma anche per la sua famiglia3~, considerati i pericoli che avrebbe comportato la deportazione non solo a causa dei Tedeschi, ma anche degli Inglesi, che affondavano quasi tutto il naviglio nel Mar Egeo, il Vice Governatore si mostrava tuttavia non incline ad eseguire quanto richiestogli.
Fu però vivamente pregato di restare al suo posto da diversi funzionari, dall’Arcivescovo cattolico, mons.
Ambrogio Acciari, dai capi delle comunità israelita e musulmana e da quei greci, come l’avvocato Giovanni Tsavaris, ed italiani, come il Podestà di Rodi, ingegner Antonio Macchi, segretamente in contatto con i Britannici; tutti costoro temevano che, col suo allontanamento, i Tedeschi ed i loro accoliti fascisti avrebbero avuto mano libera, per esempio introducendo le misure antiebraiche già attuate in Italia con la RSI.
Era ugualmente forte il rischio che i Tedeschi consegnassero il Governo delle isole ai Greci: in tal caso le condizioni della comunità italiana, di fronte all’ostilità di Tedeschi e Greci, sarebbero inevitabilmente peggiorate.
Si riteneva, inoltre, prossimo uno sbarco alleato con l’intervento della Marina militare italiana, di cui si sapeva che era cobelligerante, ed i funzionari italiani desideravano mantenere la loro posizione in modo che un Comandante italiano o britannico che fosse sbarcato a Rodi potesse trovare ancora in piedi un Governo civile italiano, nella speranza di non pregiudicare del tutto la sorte delle isole a guerra finita.
Anche i rischi per l’incolumità fisica che si sarebbero corsi con la deportazione erano relativi, giacché a Rodi stessa incombeva la fame.
Considerato, infine, che un giuramento richiesto in quelle condizioni poteva dirsi estorto, Faralli e con lui quasi tutti i suoi subordinati accettarono di sottoscrivere questa formula di adesione da lui redatta ed accettata dalle autorità tedesche: “L’anno 1944-XXII addì il Sig. … ha prestato il seguente giuramento richiesto dal Comandante Militare dell’Isola di Rodi per gli impiegati del Possedimento.
Nella mia qualità di… del Governo delle Isole Italiane dell’Egeo: Giuro di servire lealmente la Repubblica Sociale Italiana nelle sue istituzioni e nelle sue leggi e di esercitare le mie funzioni per il bene e per la grandezza della Patria”33.
La sottolineatura36 mette in evidenza come Faralli si preoccupasse di rimarcare la coazione dell’adesione; inoltre, stando alla sua testimonianza, il giuramento avvenne senza essere accompagnato dai fondamentali requisiti dell’oralità, solennità e presenza di testimoni.
In aprile il federale Burrini giunse in Italia per prendere contatti col Segretario del partito ed ebbe un incontro con Mazzolini, cui consegnò il giuramento di Faralli, definito “funzionario attivo, competente ed intelligente”, col merito di essersi “battuto in difesa dell’italianità del Possedimento” di fronte ai Greci che cercavano di sfruttare “la situazione particolarmente delicata” per inserirsi nel Governo, ma reo, come anche i suoi collaboratori, di non essersi iscritto al PFR.