Il Settore San Giorgio, comprendeva una estesa area prevalentemente pianeggiante che dalla zona di Trianda arrivava quasi alle alture di Castello. Questo esteso Settore era comandato dal Col. Capigatti. Sul piano operativo era diviso in due sotto settori: quello di «Calavarda», Comandato dal Maggiore Davià e quello di «Villanova» Comandato dal Ten. Col. Graziano Romeo. In complesso si trattava di un archetipo militare di difesa a mare che abbracciava gran parte della costa occidentale dell’isola di Rodi.La presenza, poi, all’interno del Settore dell’Aeroporto di Maritza rendeva il settore strategicamente importante. All’interno dell’area del «San Giorgio» operavano cinque nuclei della «Rhodos». La difesa italiana alla data del Settembre 1943 era composta dalle seguenti unità:
- 3 Batterie di mortai da 81;
- 1 Compagnia mitraglieri costiera autonoma;
- 10^ Compagnia del 331 Fanteria;
- 1 Batteria da 149/12 sul Monte Fileremo;
- 1 Batteria antiaerea da 88 mlm sul Monte Fileremo;
- 1 Batteria da 149/12 sul Monte Paradiso;
- 1 Batteria da 75 su Miscina;
- 1 Batteria da 75 sul Malasucchia;
- 1 Sezione da 105 a Calamizi;
- Le forze di riserva erano dislocate a Salaco ed erano composte da:
- 1 Compagnia Comando Battaglione;
- 1 Compagnia fucilieri;
- 1 Plotone di fucilieri;
- 312^ Battaglione Carri Armati nella zona di Psito.
Le Artiglierie del Settore erano Comandate dal Ten. Col. Pisarri Comandante dell’intero 350.o Raggruppamento. Per i tedeschi esistevano nel Settore:
2 Batterie antiaeree in prossimità della zona di Maritza tra il monte Fileremo e il monte Paradiso. Si trattava, quindi di un Settore sufficientemente munito in grado di contrastare ogni velleità dei germanici. Anche nel settore «San Giorgio», tolta la progressione germanica effettuata durante la notte del 9 Settembre, contro l’aeroporto di Maritza, fino alle ore 12,30 del giorno nove, la situazione si mantenne relativamente tranquilla. Solo piccoli spostamenti dei tedeschi per acquisire posizioni di vantaggio soprattutto nella zona del Sottosettore di «Villanova» Tra le ore 13,15 e 13,45 i due Sottosettori furono investiti dall’aggressione germanica. Alle ore 12,30 il Nucleo blindo-corazzato germanico dalla zona di Psito, scese nella piana di Maritza per ricongiungersi con la colonna blindocorazzata che dalla notte del 9 stazionava lungo il perimetro del campo di volo. I due nuclei, insieme, operarono l’occupazione dell’intera struttura aeroportuale. Con tale notizia giunse al Comando Aeronautica di Rodi il Gen. Alberto Briganti e chiese a «EGEOMIL» di far intervenire le batterie di difesa del Monte Fileremo e del Monte Paradiso che sarebbero state in grado di distruggere la pista di volo e gli aerei in parcheggio per impedirne l’uso ai tedeschi: durante l’azione i germanici occuparono anche la Batteria «Bianco» della Marina che era ubicata nelle vicinanze. Alle ore 13,45 nel mentre si svolgevano tali combattimenti, giunse al Comando di Settore un ordine emanato da «EGEOMIL» di procedere allo spostamento delle unità di fanteria e mitragliere con i relativi mezzi dal Settore San Giorgio al Settore di Rodi allo scopo di rafforzare tale bretella difensiva. Lo stesso ordine venne trasmesso al Settore di Calithea, rendendo così sguarnite vaste aeree, lasciando altresì le batterie prive di ogni difesa ed in balia agli attacchi tedeschi. Alla ricezione ditale ordine, assurdo, inconcepibile e strano il Colonnello Capigatti ne chiese conferma telefonica al Gen. Forgero che purtroppo lo ebbe a confermare, gettando nella costernazione tutti che stentavano a credere ad una tale idiozia strategica. Si trattava dello spostamento di circa 680 uomini nel momento peggiore della situazione. Così il Colonnello Capigatti commentò tale disposizione: «Non voglio credere ad un tale ordine perché non lo ritengo attuabile per la presenza sul Campo di Aviazione di numerosi carri armati germanici e perché il ripiegamento avrebbe prodotto un vuoto pauroso nella parte più importante del Settore, con il conseguente isolamento delle numerose artiglierie ivi schierate. Chiamo al telefono il Gen. Forgero che so rientrato a Rodi, il quale alle mie argomentazioni, conferma l’ordine dato dal Comando Superiore. Non sono in grado di riferire sulle conseguenze immediate di un tale ordine. Mi costò, però, che i movimenti siano stati effettuati solo in parte, che i reparti siano stati pressati e intersecati dai carri armati tedeschi, originandone combattimenti episodici costatici gravi perdite in uomini e materiali col magro risultato di riunire nella piazza di Rodi una parte esigua e per giunta organica, dei già poderoso schieramento». Seguiamo ancora la relazione del generoso Comandante Capigatti: «il fuoco intenso durato quasi tre ore, danneggia seriamente due carri armati, un’autovettura e due autocarri producendo altresì alcune perdite umane ai tedeschi. Dal canto loro, i carri tedeschi, irrompono nel caposaldo di Soronì e, dopo breve resistenza, ne hanno ragione. Più forte e dura invece la resistenza del vicino caposaldo di Monte Truglia per l’ammirevole comportamento del s. Ten. Qreste Siclari, che sebbene per due volte mortalmente ferito continua a dirigere il fuoco del suo pezzo anticarro. Successivamente i tedeschi riescono a schierare alle spalle del caposaldo di Monte Malla una batteria ed alcune armi automatiche che con fuoco intenso obbligano all’abbandono del caposaldo. Prima di sera anche il caposaldo del Tolo che non era dotato di armi anticarro è facilmente eliminato. A Salaco il comandante del Battaglione di riserva, invia la 98 Compagnia a rastrellare il paese ed a rioccupare un magazzino. Ne segue un vivace combattimento con esito a noi favorevole. Sono le ore 22 e apprendo che… anche il Presidio di Psito ed il Settore di Calithea… stanno ripiegando su Rodi. La situazione nel Settore si fa così sempre più grave… Psito è in mano ai tedeschi e con ciò ogni via (di uscita) è preclusa».
«EGEOMIL.» in quel momento doveva pensare che la maggiore forza per difendere la piazza di Rodi era rappresentata proprio dai due Settori ad essa contigua e cioé il Settore San Giorgio e il Settore di Calithea. Scompaginando con tale ordine assurdo e inconcepibile due grandi realtà operative si resero sicuramente colpevoli dello sconvolgimento del poderoso archetipo di difesa con irreparabili danni. Desidero in sede storica mettere il «pollice verso» nei riguardi ditale comando che nelle pochissime volte che è intervenuto nella difesa di Rodi ha creato dure situazioni per i nostri combattimenti in armi. Aveva ragione in quei giorni di passione il mio collega 10 Aviere Ettore Jovine che dirigeva l’Autoparco dell’Aeronautica di Rodi che diceva: «quando mi giunge una telefonata da EGEOMIL mi viene «una di errata». In quel momento la profonda arguzia napoletana (Iovine era di Santa Maria Capua Vetere) era più logica di un trattato di strategia militare. Gli effetti deleteri dell’ordine di ripiegamento verso la bretella di Rodi di cospicue forze dal Settore San Giorgio e Settore di Calithea si fecero subito sentire, perché i tedeschi volsero subito la loro attenzione sulle batterie di difesa, soprattutto quelle del Monte Fileremo e quelle di Monte Paradiso che non permettevano la scorribanda dei tangs germanici lungo la piana alluvionale tra Trianda e Villanova. Ormai, però, i nostri artiglieri erano rimasti isolati, orbi della fanteria di difesa che era stata da EGEOMIL destinata altrove. Nel pomeriggio del 10, dopo i combattimenti svoltisi intorno a Maritza i tedeschi fecero giungere nella zona diverse ambulanze munite della croce rossa con la scusa che dovevano evacuare numerosi feriti. Dentro tali mezzi, però, avevano nascosto gruppi di assaltatori (li chiamavano i guastatori di Sebastopoli) che durante le prime ore della notte del dieci risalirono le scoscese pendici del Monte Fileremo e del Monte Paradiso distruggendo con una gragnuola di bombe a mano e lanciafiamme le due batterie di difesa. Sul Monte Fileremo la feroce battaglia si svolse intorno al vetusto monastero della Vergine del Filiremo e lo stesso santuario riportò cospicui danni. La sacra icona venne posta in salvo da un frate francescano e dal mio amico Av. Sc. Giuliano Veroni di Firenze (Campi Bisenzio) i quali nascostala in un sacco il giorno successivo con l’ambulanza la trasportarono a Rodi. In primo tempo venne nascosta nella sede delle suore di carità di Gemona e poi nella chiesa di San Francesco: Con il rimpatrio della Comunità Civile Italiana i padri francescani di Rodi Padre Pier Crisologo Fabi e Padre Cesare Andolfi portarono la sacra icona nel loro convento di Assisi, dove tuttora è venerata nell’arcibasilica di Santa Maria degli Angeli e costituisce il punto di riferimento spirituale dell’intera ex comunità egea.
Nella battaglia del Monte Fileremo caddero il Comandante della Batteria Cap. Giuseppe De Pasquale, il Ten. Augusto Giuliani e gli Artiglieri Domenico Antonucci, Carlo Barbata, Mario Cierici, Nicola di Troia, Giuseppe Ferrarese, Salvatore d’Elia, Francesco Lombardi, Angelo Morelli, Aldo Re. Alla Batteria del Monte Paradiso caddero: il Comandante Cap. Mazzotti, il Caporale Domenico Tomazio, il Caporale Carlo Olina, gli artiglieri Vincenzo Villania, Prima Lucaroni, Filippo Jacobucci, Domenico Di Primo, Luigi Cattivera e l’Aviere Giuseppe Merico.