SETTORE DI “PIAZZA” DI RODI
Il Settore «Piazza» di Rodi, comprendeva la città di Rodi e le sue immediate adiacenze. Era suddiviso in quattro Sottosettori delimitati a Nord dalla stessa città di Rodi ad Est dalla cittadina di Trianda, ad Ovest dal villaggio di Koschino e a Sud dalla zona di Zairi, dove esisteva il 1660 Deposito dell’ Aeronautica un esteso complesso di officine e parco macchine, dove prestava servizio il sottoscritto. Il Settore «Piazza» di Rodi aveva un articolato sistema difensivo con schieramento anticarro. Era Comandato dal Gen. Calzini. La città pullalava di militari, soprattutto ufficiali addetti ai vari comandi o uffici di collegamento. Alcuni ditali ufficiali erano stati raggiunti dalle rispettive famiglie provenienti dall’Italia. In città si svolgeva una vita addirittura auliea con feste, festini e intrattenimenti. La domenica le bande musicali reggimentali si esibivano in piazza e il cosiddetto «Foro Italico» e cioè l’esteso piazzale del Mandracchio era affollato da numerosi ufficiali con a seguito le loro famiglie che con inchini e baciamani davano luogo ad un vero «struscio» di sapore napolitano. Questo luccichio di gradi, di stivali e di sfavillanti decorazioni contrastava con la vita grama che menavano i soldati dei reparti stanziati all’interno del territorio isolano con le loro divise sdrucite, scarpe deformate dagli sterpi, sembravano pastori arcaici. Molti di loro non vedevano la licenza per anni e l’unica frequentazione era quella dei villaggi dell’interno per intrattenersi la domenica al «caffenio», gente variamente depressa con lo sguardo stanco rivolto al mare per scoprire un nemico pelasgico che non si era mai visto. Il vero nemico non veniva dal mare ma era già li, alle loro spalle, alle nostre spalle per farci pagare amaramente, il tradimento, così dicevano, della corte badogliana.
Nella città di Rodi, nel Settembre 1943 stazionava anche un cospicuo numero di tedeschi quali all’annuncio dell’armistizio dell’Italia si concentrarono per la maggior parte nella batteria da 88 mlm ubicata nella zona di Rodino, in prossimità dei grandi magazzini militari italiani. Bisogna evidenziare che tale batteria costituiva un vero incombente pericolo per la stessa città e nei giorni che seguirono venne attaccata e distrutta dalla batteria di Marina italiana ubicata sul Monte Smith, comandata dal valoroso Capitano Ragni.
TEDESCHI CATTURATI
La postazione tedesca venne completamente sconvolta dal tiro preciso dei nostri artiglieri. Per mettere a tacere, pero, i superstiti del suo organico e i 600 rifugiati, fra i quali 60 ufficiali con a Capo un Ten. Colonnello, bisognava effettuare una difficile opera di rastrellamento. Assurdo ma vero in quel momento nella città di Rodi non esisteva un reparto di pronto intervento dell’ Esercito e le truppe fatte ripiegare sulla bretella non si erano ancora schierate per cui il compito venne demandato al nucleo antiparacadutisti del Comando Aeronautica che in quel momento era agli ordini del Ten. A. A. Luigi Straulino originario di Udine (recentemente scomparso dopo aver raggiunto il grado di Generale di Divisione Aerea) il quale con determinazione fece circondare la zona della batteria snidando uno ad uno i germanici che abbastanza malconci si arresero. Il Ten. Colonnello nel consegnarsi apparve stremato e confuso, in preda a grande agitazione. All’azione di rastrellamento partecipò anche un modesto gruppo di militi che dopo il 25 luglio avevano sostituiti i fasci con le stellette, fra di essi Antonio Trinca di Sonnino ed Ernesto Carfagna di Priverno. Verso la fine dell’azione di rastrellamento intervennero anche alcuni plotoni del 331 Fanteria che fecero 160 prigionieri.Il grosso dei prigionieri fatti dal Ten. Straulino e dal piccolo gruppo di militi, venne condotto al Comando Aeronautico ma quando chiese dove veva portare quella cospicua massa di tedeschi, ormai inermi, si sentì pondere dal Comando della Piazza: liberarli e rinviarli ai loro reparti, perché a Rodi non esiste nessun campo di concentramento. Dall’azione lo Straulino il Gen. Kleemann nel diario della Divisione Rhodos, rifesce solo la seconda azione del Ten. Straulino, quando con un reparto fece izione all’Hotel delle Terme, catturando gli ufficiali presenti che veno dapprima condotti al Comando Superiore e poi di nuovo all’Hotel. vvero strana guerra in quel di Rodi.
SETTORE DI CALATO
Il Settore di Calato sul piano strategico rivestiva particolare importante per la presenza dell’Aeroporto di Gadurrà che come abbiamo visto nei ‘itoli precedenti era la base operativa dei gruppi di aerosiluranti.La difesa perimetrale dell’aeroporto era demandata al 20 Battaglione 90 Reggimento Fanteria «Regina» comandato dal Ten. Col. Ippolito. Il 9 Settembre una colonna blindo-corazzata germanica esperì il no tentativo di occupare la base stessa. Erano le ore 4,30 del giorno nove quando la notizia della penetrazione in gruppo di combattimento germanico aveva forzato i cancelli della base aerea. In quel momento il Gen. Kleemann era a rapporto con il Governatore Campioni. Alla reiterata protesta di quest’ultimo il Gen. Kleeemann evidenziò che si era trattato di un suo ordine male interpretato telefonò al Comandante del reparto di uscire dalla base aerea, cosa che ne fatta ma il gruppo di combattimento si dispose lungo la rotabile che aveva ai margini dell’aeroporto in pratica disarmando tale struttura aerea. Tali movimenti, però venivano attentamente controllati e seguiti e nostre batterie di difesa alloggiate nelle colline circostanti fra le quali stava, però, una batteria tedesca da 88 mm.
Ad un certo momento la colonna mosse verso le colline di Calato e Plimmiri lasciando libera la zona aeroportuale. Si trattò di una finta perché già alle ore 6,00 del mattino seguente i tedeschi ritornarono attaccando ma dovettero subito ripiegare la massiccia reazione italiana. Alle ore 12,15 i tedeschi nell’intento di sbarrare il passaggio di Pilona ripresero furenti il combattimento. Al moto fra i nostri il più elevato in grado era il Ten. Col. Annunziato Mari che assunse il comando di tutti i reparti sia di artiglieria sia di fanteria per concertare una efficace azione unitaria. Il Ten. Col. Mari ordinò subito l’attacco. Ci fu uno scontro durissimo e la colonna attaccante venne pressoché distrutta, unitamente alla batteria da 88 mlm germanica. A quel punto i tedeschi per avere un momento di tregua ricorsero all’inganno dei falsi parlamentari per il raggruppamento di artiglieria comandato dal Ten. Luigi Viviani, che li fulminò all’istante.
Ci furono morti e feriti da ambo le parti. Fra gl’italiani gli artiglieri Ambrogio Lani, Giacomo di Tona e il mitragliere Rocco Augella. Ormai il poderoso nucleo di combattimento tedesco giaceva disorganizzato, stanco nella infuocata piana di Gadurrà pronto ad alzare la bandiera bianca della resa quando giunse nella zona il Maggiore Davià latore di un ordine di resa firmato dal Gen. Scaroina (copia ciclostilata) che il Ten. Col. Mari decise di non accettare se non firmata e corredata dei bolli del Comando Divisione. E’ giusto a questo punto evidenziare che il Generale Scaroina fin dalla sera del 9 settembre era prigioniero dei tedeschi ed in tale posizione di sottoposto al nemico non aveva più l’autorità di emanare ordini. Il Ten. Col. Mari prima di far sospendere le ostilità inviò a Rodi due ufficiali del suo comando: il Ten. Gaetano Monsù e il Ten. Giovanni Marquez per la conferma ditale ordine di resa. L’ordine venne confermato dal Ten. Col. d’Art. Chiarloni, Capo Ufficio del Comando Artiglieria e da un Ufficiale di EGEOMIL.
Le batterie che si distinsero nella lotta tenace contro i tedeschi nel settore di Calato furono la 709, 710, 707, 405 la 725 e la batteria dei pezzi anticarro comandate rispettivamente dal Cap. Sestili, Cap. Amato, Ten. Viviani, Cap. Marsiglia, Cap. Zaltieri, Cap. Omegna. Degni di onorevole menzione anche altri ufficiali fra i quali il 5. Ten. Vittorio Falconi, il 5. Ten. Della Rosa ed altri cui sfugge il nome. Grande merito combattentistico in tale scontro lo ebbero tutti gli organici ditali unità di artiglieria e fanteria con il loro Comandante in testa.
Dopo la resa e nei giorni seguenti i tedeschi cercarono affannosamente fra i prigionieri il Ten. Viviani. Il giorno 17 Settembre, infatti l’eroico ufficiale venne catturato e subito tradotto per via aerea in Atene e rinchiuso nel carcere di Averoff. Dopo qualche giorno venne condannato a morte e fucilato. Onore alla sua gloriosa memoria e a tutti i combattenti di Calato.
SETTORE VATI
Il Settore di Vati, comprendeva anche la zona di Jannadi, Apollacchia e Cattavia. Il Settore era presidiato dal grosso del 309 Fanteria e da alcuni Gruppi di Artiglieria sotto il Comando del Col. Luigi Bertesso. Nel pomeriggio del 9 Settembre una colonna motorizzata germanica, muovendo da Nord attaccò di sorpresa le posizioni italiane ma venne energicamente respinta e ripiegò precipitosamente nella direttrice di provenienza, lasciando sul terreno alcuni automezzi distrutti e un centinaio di prigionieri. Dei nostri caddero nello scontro: il Sten. Jacopo Arpino e i fanti: Alberto Cesana, Luigi Bertelli, Fiorindo Salvatorelli, Attilio Panzetti, Emilio Manenti, Martino Gioia, Michele Gabriele, Antonio Mataroccia e Filippo Simone. Tutti della 1.a Compagnia del 309 Fanteria, nel Settore di Vati cadde anche il Serg. Magg. Michele Mimmo che durante l’azione aveva assunto il comando di una squadra di fucilieri. Questo valoroso e generoso Sottufficiale lasciava sette figli in tenera età. Nel prosieguo delle operazioni del giorno 10 e mattinata dell’ 11 Settembre i nuclei germanici si erano allontanati dalla zona verso la direzione di Alaerma. Nella zona era rimasto solo un nucleo germanico attestato a caposaldo. A queste truppe venne intimata la resa ma la risposta fu negativa per cui il caposaldo venne completamente accerchiato in attesa della sua capitolazione. Le truppe del Settore continuarono, comunque, a pattugliare la zona. Pur nella coscienza della penuria di forze e mezzi a loro disposizione il Comando di Settori cercò di articolare un Piano per inseguire le truppe germaniche in movimento verso Nord-Ovest. In tutti emergeva la volontà di battersi ma alle ore 11 del giorno 11 mentre fervevano i preparativi un silenzio di tomba gelò tutti, comandanti e gregari. Era giunto in quel momento un marconigramma dal Comando di EGEOMIL che ordinava la sospensione delle ostilità.
La tomba del s.ten. Arpino caduto il 9 settembre 1943. Per gentile concessione della Fam. Vadalà
Nella zona di Cattavia, punta meridionale dell’isola, esisteva una batteria da 88 m/m mista cioè con organici costituiti da italiani e tedeschi. Dopo la notizia dell’armistizio i tedeschi cercarono di avere il sopravvento sui nostri ma ebbero la peggio e furono con la forza costretti a sloggiare dalla posizione. Nella circostanza cadde l’artigliere Giulio Carnevale.