PERCHE’ MOLTI EDIFICI DEL PERIODO ITALIANO A RODI SONO IN ROVINA
Ogni anno l’isola di Rodi accoglieva durante l’estate una quantità enorme di visitatori, nel momento in cui scriviamo, ottobre 2020, questo flusso è cessato a causa della pandemia. Tuttavia molti turisti si spingevano verso l’interno scoprendo anche meraviglie nascoste ma purtroppo in rovina come la Villa del Governatore (Monte Profeta Elia) oppure il villaggio agricolo di Campochiaro. Come Redazione del sito Dodecaneso, durante la nostra ultima visita risalente all’estate del 2018 abbiamo constatato l’ulteriore inarrestabile degrado di questo patrimonio ed abbiamo fatto una ricerca sul perché di questa situazione ma sopratutto sul perché nessun ente agisce per cambiare le cose. Come leggerete da queste note esistono molte cause di questo stato di cose ma possiamo sintetizzarle come un mix di burocrazia, colpevole inerzia e non ultimo un atteggiamento di disinteresse verso edifici che testimonianza del periodo della cosidetta “italocrazia”, un atteggiamento culturale purtroppo ancora molto diffuso ma che sostanzialmente vorrebbe cancellare questo periodo. Un atteggiamento simile oltre ad essere “antistorico” non tiene assolutamente conto del valore intrinseco sia funzionale che di risorsa a fini turistici di questo patrimonio architettonico. Quasi tutti gli edifici costruiti nel Dodecaneso negli anni venti e 30 ospitano tuttora enti ed organizzazioni pubbliche o private elleniche, tuttavia molti di questi edifici perlopiù lontani da Rodi sono in rovina. Ma raccontiamo ora la storia di cosa accadde alla fine del mandato britannico…..
Dopo l’unificazione del Dodecaneso con la GRECIA, il 20-04-1947, con il trattato di pace di Parigi, il patrimonio immobiliare dello Stato italiano, situato su tutte le isole, passò allo Stato GRECO. Molto più tardi, nel 1979, lo Stato ellenico istituì il Servizio Immobiliare dello Stato (ΚΕΔ), l’obiettivo di ΚΕΔ era la gestione del patrimonio immobiliare dello Stato greco. Esso ha gestito gli edifici che ospitano enti e servizi pubblici, mentre ha anche proceduto alla realizzazione di progetti attraverso Public & Private Sector Partnerships (PPP), contratti di vendita e leaseback ecc. Questo è stato positivo perché molte proprietà sono state restaurate e furono riutilizzate, come quelle del periodo italiano di possesso ufficiale (1923-1943) Possedimento Italiano delle Isole dell’Egeo.
Purtroppo non accadde la stessa cosa per altri edifici notevoli come il complesso di Campochiaro, la cosidetta Villa de Vecchi ed altri minori.
Non è ancora chiaro perché KED non abbia affittato e non abbia permesso ad altri enti pubblici di utilizzare e riabilitare Campochiaro e Villa de Vecchi. Campochiaro è quasi in rovina (dalle foto si capisce) solo la chiesa e un edificio attiguo, adibito a scuola, si sono conservati. Le case dei coloni (quasi 50) sono state cedute all’asta a gente del luogo, ma si sono degradate poiché nessun ente ne ha imposto la ristrutturazione o la conservazione. Si può constatare come gli edifici principali, quali il Sanatorio e l’edificio polifunzionale, sono fortemente deteriorati. La cosiddetta Villa de Vecchi (Villa del Governatore) è stata vandalizzata ed è in peggiori condizioni di CAMPOCHIARO. Molte volte il Comune ha chiesto di prendere questi edifici in concessione dal KED, per utilizzarli, ma invano.
Chiariamo ora il ruolo del Fondo per l’utilizzazione della proprietà privata dello Stato, noto come HRDH o HRADF è stato istituito con la legge 3986/2011. Il suo scopo è l’utilizzo di beni di proprietà privata allo Stato. Questi possono essere trasferiti a HRDH solo in termini di quota societaria, vale a dire lo sfruttamento aziendale e non la piena proprietà da parte dello Stato. Alcuni rappresentanti dell’Ordine degli avvocati della GRECIA hanno affermato che la limitazione di sovranità dello Stato su questi beni non sia legale o conforme alla legge.
Dal 2011 la situazione è diventata ancora più difficile perché tutte le azioni che potevano salvare questi edifici si sono fermate. Quindi di chi è la responsabilità ? Un fatto è certo lo Stato stesso che avrebbe tutti i poteri e le risorse per salvare e valorizzare questo patrimonio sta condannando alla rovina il patrimonio architettonico di Rodi ed di altri edifici dell’ex Dodecaneso Italiano come ad esempio la Caserma degli Avieri di Leros (baia di Lepida) utilizzata come manicomio nel passato ed ora Hotspot per migranti o la numerose Caserme presenti nelle batterie della Regia Marina. Per salvare questi edifici si potrebbero usare anche dei fondi europei ma per fare questo servono progetti mirati di riconversione anche a fini turistici, ci auguriamo che un azione di pressione delle associazioni locali o la creazione di joint – ventures miste pubblico privato possa sbloccare questa situazione, è nell’interesse della comunità rodiota e del Comune riutilizzare questi edifici unici.